17/02/2016 | |
Rischiosità delle banche locali? L'articolo del DG Federcasse, Gatti: "Le cicatrici d'inizio anno" | |
Riportiamo, di seguito, l’articolo del Direttore di Federcasse, Sergio Gatti, pubblicato nella rubrica Bisbetica della rivista Credito Cooperativo di Gennaio 2016. LE CICATRICI D’INIZIO ANNO di Sergio Gatti - sgatti@federcasse.bcc.it In questo quadro oggettivo, le banche locali non sono in quanto tali più rischiose delle altre. L’andamento di Borsa degli ultimi giorni di gennaio e dei primi di febbraio mi pare che abbia riguardato diverse dimensioni di banche italiane in forma di spa, purtroppo. Se poi guardiamo alle BCC, esse presentano un CET1 medio del 16,2% (contro il 12% medio delle altre banche), appartengono ad una rete che ha strumenti obbligatori e volontari che hanno sempre consentito di prevenire e in taluni casi di trovare soluzioni senza danno alcuno per i clienti. La solidità patrimoniale delle BCC è stata poi costruita anno dopo anno tutta sulle proprie forze. Nonostante esse abbiano continuato a erogare credito (in molti hanno dimenticato quei lunghi anni recenti in cui tutti invocavano che bisognava farlo, con casi di cronaca drammatica), il patrimonio delle BCC è cresciuto dal 2008 al 2015 (anni di profonda recessione) del 15%, passando da 17,3 miliardi a 20,5 miliardi. Come è cresciuto? Destinando a riserve indivisibili l’85-90% degli utili (come sappiamo, la norma prevede che almeno il 70% vada a riserva indivisibile), operando in alcuni casi aumenti di capitale (il valore medio delle azioni del singolo socio BCC è di 994 euro) e senza poter contare su nemmeno un centesimo della rivalutazione del valore delle azioni della Banca d’Italia che a inizio 2014 ha consentito ad alcune banche italiane di accrescere per via normativa il proprio patrimonio. Dunque, la rappresentazione della rischiosità delle banche locali. Intanto non dimentichiamo che le BCC sono banche di “credito” per natura, per norma e anche per ragione sociale. Esistono per raccogliere risparmio nei territori, remunerarlo e investirlo nell’economia reale di quei territori, erogando credito prevalentemente ai soci. Torno a quell’indagine - purtroppo scorrettamente esposta anche su qualche vetrina di banche concorrenti e “linkata” in qualche newsletter di promotore finanziario la cui casa madre vanta indici di solidità di poco superiori a quello medio delle BCC pur investendo solo il 45% della raccolta all’economia reale - che ha dimenticato, per quelle 37 BCC e CR, di: Insomma, identificare l’elevato indice di sofferenze come indicatore secco di rischiosità è davvero improprio, scorretto e pericoloso. Come dire che tutti quelli che hanno 38 di febbre, rischiano di morire. Non mi pare sia così. Ancora, Joseph Stiglitz, Nobel economia 2001: la capacità della banca locale di fare screening e monitoring efficaci dipende in modo cruciale dalla sua abilità di instaurare e coltivare relazioni di clientela intense e durature. Giovanni Ferri, pro-rettore Lumsa, ex Banca Mondiale: le “banche relazionali” sono essenziali per ridurre il razionamento del credito e l’esclusione finanziaria. Ciò vale specialmente per le famiglie e le piccole imprese, i soggetti maggiormente esposti a tale rischio. Le “banche relazionali” hanno svolto un prezioso ruolo anticiclico – questo lo si è dimenticato - e l’incidenza delle sofferenze in media sulla clientela tipica è inferiore per le BCC rispetto al resto dell’industria bancaria (una prova numerica: il rapporto sofferenze su impieghi a giugno 2015 per le famiglie produttrici, cioè le microimprese, era 10,6% per le BCC e 16,9% per l’industria bancaria; per le famiglie consumatrici 5,9% per le BCC contro il 7,1% dell’industria. Si veda il Bilancio di coerenza del Credito Cooperativo 2015). Analisi condotte dalla Banca d’Italia indicano che per le banche minori le eccedenze di capitale rispetto ai minimi regolamentari compensano ampiamente il meno elevato livello di copertura dei crediti deteriorati. L’incidenza di crediti assistiti da garanzie è significativamente più elevata nelle BCC-CR rispetto alla media di sistema, con riguardo sia alle esposizioni in bonis sia a quelle deteriorate. L’incidenza dei crediti garantiti sul totale delle erogazioni lorde delle BCCCR è pari a giugno 2015 al 78,6% del totale a fronte del 66,5% rilevato nella media di sistema (Rapporto sulla stabilità finanziaria novembre 2015). Il 59,6% dei crediti BCC risulta assistito da garanzie reali. Le BCC hanno sempre trovato soluzioni a commissariamenti con risorse proprie, senza disordini nei territori, rimborsando anche i subordinatisti. Con la riforma che verrà, tale capacità di prevenzione e superamento delle difficoltà sarà ancora più forte. Le BCC hanno fortemente voluto e ottenuto di scrivere insieme al legislatore la propria riforma. Un percorso di elaborazione normativa originale, un percorso di gestione realizzativa unitario. Se ne avvantaggeranno i soci, i clienti, le comunità locali. Gli svantaggi della banca mutualistica diminuiranno, i vantaggi si consolideranno. Restano le cicatrici. Talvolta corroborano gli organismi. |
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